Erano secoli che non andavo a un vernissage in zona Brera a Milano.
Mi piace andare alle mostre d'arte, mi piace andare ai vernissage (specie quelli in cui lascivamente ci si può ubriacare in un contesto di euforia collettiva) ma la Body Art non è la mia preferita. La mostra di McCarthy si può collocare in questa corrente, è chiaramente spiazzante, ferocemente ironica: ti sbatte in faccia quello che altri artisti nascondono, esprime pulsioni che normalmente si reprimono, rende tutta la realtà rappresentata una grande carnevalata. Le sue storie raccontate tramite performance (in questa mostra, video), installazioni e sculture non hanno un senso, non hanno trama nè lieti fini. Una sensazione di straniamento mi ha colto per tutta la mostra: tutte le mie certezze sulle simbologie, sui miti (americani) e le mie aspettative non avevano più pilastri certi su cui poggiare le basi. Stravolto il senso, anche se vedevo delle scene rappresentate, non ne potevo più interpretare immadiatamente un significato.
In questo, penso sia un artista geniale. Se il suo scopo è quello di scardinare le percezioni borghesi della realtà, ci riesce in pieno. Se voleva toglierti la certezza di quello che vedi, è perfetto.
La sua ironia colpisce tutte le principali debolezze umane (potere, sesso), e non solo. L'area riservata a The Pig Island in particolare mi ha dato una sensazione nuova rispetto al resto della mostra, che riprendeva appunto le sue più famose mostre e i concetti ricorrenti nella sua arte.
In The Pig Island ho visto la rappresentazione di uno spazio che poteva assomigliare a uno studio artistico, in cui le opere (sculture) erano grottescamente "incompiute" (direi mutilate), raccapriccianti (tipo la testa con un teschio in una bocca spalancata, o i pezzi di finti arti umani buttati sotto alle scrivanie), affastellate tra oggetti di uso comune (lampade, radio, sedie) impolverati e rovinati, e una montagna di spazzatura di marche conosciute (molti brand erano chiaramente volontariamente in bella vista). L'entropia è qui esasperata ai massimi livelli, ancora più evidenziata dalla location e cioè i sotterranei di palazzo Citterio. Questo palazzo che risale a metà del settecento negli anni '80 è stato "vittima" di opere di ampliamento dei sotterranei, mai terminati. Tutte le pareti sono calce viva , le tracce dei tubi e dei cavi elettrici sono in rilievo su di un pavimento mai compiuto, ci sono puntellature di legno per le scale grezze. Tutto è un monumento alla speculazione edilizia e all'incompiuto.
Questo connubio perfetto tra scenografia "naturale" e arte entropica mi ha affascinato.
Complimenti alla Fondazione Trussardi che ha portato a Milano (e in Italia) per la prima volta un artista che ha fatto e fa tutt'ora scuola nel mondo.
In tutto questo, la Milano braidense (quella un po' dall'aria Bohème, quella che si sente tanto artista, quella che artista lo è per davvero, quella che è fatta da studenti vestiti di feltro anche d'estate, quella delle sigarette nervose, quella degli infradito a tutti i costi, quella del macchinone che anche se non posso io entro lo stesso) era lì in toto rappresentata, a lasciarsi shockare da qualcosa che spesso non capiva.
Mi domando quanti si siano resi conto che in opere tipo "Paula Jones" (2010) è proprio il pubblico che viene preso in giro, perchè questa opera mette in evidenza la tendenza al voyeurismo (definita nel libretto della mostra: "la più contemporanea delle debolezze umane").
La cosa che mi piace di più nell'arte è proprio che non ti permette di fruirla a un solo livello...bisogna necessariamente prendersi il tempo di pensare. E in un mondo di youtube e internet e video e "tutto in tempo reale", finalmente ci ritagliamo un pezzetto di tempo per renderci conto che la vita non è così.
Se riusciamo a comprendere questo, la mostra di McCarthy sarà altresì una vera rivoluzione.
The Pig Island
dal 20 maggio al 4 luglio 2010
Palazzo Citterio
via Brera 14, Milano
www.fondazionenicolatrussardi.com
Cos'è nowhere in my mind? Un tentativo di eliminare per sempre la cartastraccia, uno sfogo alla megalomania? Un modo per essere spiati dal buco della serratura?Un diario, un noioso, intimo diario. Se ci si incappa per sbaglio, pazienza, è come trovare un foglietto per strada mezzo scritto. Di chi è, di chi parla, nessuno potrà mai capirlo e saperlo se non per qualche strano evento del destino, che ci tratta come bambole di pezza con cui giocare e poi da buttare via.
venerdì 21 maggio 2010
McCarthy's Pig Island e la milano braidense
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2 commenti:
zion, ma una foto per farci capire di che si tratta....
ciao!!!
per chi è pigro, ecco di che parla zion...
http://www.saatchi-gallery.co.uk/blogon/art_news/paul_mccarthys_pig_island_debuts_at_fondazione_nicola_trussardi_milan/6394
eheheh!!!!
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