Quella sensazione di quando alzi gli occhi, lunedì mattina, stretta nel tuo soprabito blu, e pensi: "ma perchè devo chiudermi per così tante ore (9, 10, 11, 12...) in un ufficio, perdere tutto il mio tempo a fare un lavoro che mi fa schifo, osservare la mia vita che scappa sotto al mio naso, senza avere il potere di decidere nulla?".
Ti senti così piccola, insignificante, e sai perfettamente che tutto questo non ha un senso. Guardi il palazzone griglio in centro, dove i tram sferragliano, le persone sono tutte elegantissime e i cartelloni pubblicitari sono più grandi del tuo condominio brianzolo.
Guardi le tue scarpe lise, con la pelle che si è alzata in più punti a fare un effetto ragnatela, e pensi che la discesa è così dolce che manco ti accorgi di averla intrapresa. Semplicemente scivoli giù e pensi che non ne uscirai mai.
Tutte le promesse sono bolle di sapone. E' come quando ne guardi una, che da colorata diventa grigia e incolore, un attimo prima di scoppiare.
Ho addosso questa rassegnazione che non mi rende triste, anche perchè odio essere triste, lo trovo così una perdita di tempo...ma è una rassegnazione fintissima, sono in attesa di un piccolo "la". E poi?
E poi non so, non so nemmeno cosa succederà domani, anzi, questo pomeriggio.
Invidio molto quelle persone che la mattina sanno esattamente come si svolgerà la giornata, i propri compiti, la propria posizione. Sanno qual è il loro lavoro, sanno cosa ci si aspetta da loro, sanno che a una certa ora usciranno da quell'ufficio e andranno a prendere i loro figli, prepareranno i compiti assieme, faranno la cena in una casa imperfetta ma accogliente.
Io sono tornata dalla Polonia e non so nemmeno se devo prendere un altro aereo da qui a due mesi oppure se mi rilasciano dal progetto o cosa.
Boh.
Cos'è nowhere in my mind? Un tentativo di eliminare per sempre la cartastraccia, uno sfogo alla megalomania? Un modo per essere spiati dal buco della serratura?Un diario, un noioso, intimo diario. Se ci si incappa per sbaglio, pazienza, è come trovare un foglietto per strada mezzo scritto. Di chi è, di chi parla, nessuno potrà mai capirlo e saperlo se non per qualche strano evento del destino, che ci tratta come bambole di pezza con cui giocare e poi da buttare via.
lunedì 25 maggio 2015
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4 commenti:
La routine a volte può essere pesante a volte confortevole.
La mia vita si svolge più o meno sempre nel solito modo, non so mai in che giorno sono al lavoro però e questo è per certi versi fastidioso perchè non posso organizzare niente.
Se esci dal progetto secondo te andrebbe meglio?
no, anzi, sarebbe peggio. Il mio lavoro (consulenza informatica) è così tutto, oggi sei qui, domani sei lì, non sai nè con chi nè di cosa dovrai parlare. Avere un progetto lungo significa cominciare a prendere confidenza con il sistema del cliente, e quindi diventarne un po' esperto dopo qualche mese, e sentirti più sicuro (sicurA nel mio caso).
Cambiare continuamente significa che è ancora peggio, sei sempre l'ultima arrivata, non conosci nessuno, persino la pausa pranzo diventa uno strazio in mezzo a perfetti sconosciuti oppure nell'angolino da sola. Sono una persona socievole e quindi non ho mai avuto problemi coi colleghi (piuttosto mi faccio andare bene gente spregevole), ma è una sensazione orribile sapere che sono sempre TUTTI più bravi di te (perchè arrivati prima) e tu sei SEMPRE in lotta per farti spazio in un team sconosciuto.
Quindi...no, non sarebbe meglio. :-/
Hai saputo qualcosa? Quando ci vediamo?
Hai saputo qualcosa? Quando ci vediamo?
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